Mi sto appassionando sempre di più al burlesque,il che probabilmente è una conseguenza della mia passione per tutto ciò che è vintage e che rimanda ad un'epoca di cui avrei voluto essere testimone.Senza contare che una forma di danza così glamour non poteva non attirare la mia attenzione! Spulaciando internet quà e là o trovato questa storia del burlesque completissima
Nel XIX secolo, negli USA e in Gran Bretagna, il burlesque era uno spettacolo che parodiava il mondo, le abitudini e i passatempi dell’aristocrazia e dei ricchi industriali, per divertire le classi meno abbienti. C’era una trama, per quanto esile; delle canzoni, dei numeri di ballo, tanta comicità. Ma, per mantenere vivo l’interesse del pubblico, già negli anni ’60 dell’800 i fautori degli spettacoli non si facevano scrupoli a mettere sul palco anche qualche donna poco vestita. Ovviamente con le dovute proporzioni rispetto a oggi.
Nonostante un po’ di scandalo, i primi burlesque americani di Broadway fecero, per il tempo, numeri da capogiro, divenendo a tutti gli effetti un fenomeno di massa e contribuendo a “svezzare” il pubblico. Tra gli show più famosi: The Black Crook, che è ricordato soprattutto per l’esibizione di ballerine in succinte calzamaglie; ma soprattutto Ixion che, messo in scena dalla compagnia inglese British Blondes di Lydia Thompson, divenne lo spettacolo più chiacchierato, nonché uno dei più visti, del tempo. Questo show ebbe un clamoroso successo a New York, spostandosi poi a Chicago, New Orleans, Saint Louis, Cincinnati e altre grandi città statunitensi. Il morbo, dalla “Grande Mela”, cominciò a diffondersi ovunque.
Ormai i produttori avevano capito bene quale ingrediente rendeva infallibile la ricetta del successo; quindi non fecero altro che aumentarne le dosi. Le trame si fecero più esili, rimasero i numeri comici – ma solo come contorno -, aumentarono le presenze femminili e diminuirono gli abiti.
A questo tipo di spettacolo si fuse anche la danza del ventre, grazie soprattutto alla Chicago World’s Columbian Exposition del 1893, che vide esibirsi Little Egypt: una ballerina armena (a dispetto del nome d’arte), che infiammò la platea con la sensualità dei suoi movimenti.
In questa fase, le artiste del burlesque erano poco vestite, ma non si spogliavano. La novità dello striptease arrivò col tempo. Per quanto non esista una data realmente documentata per la nascita di questo tipo di performance, in molti affermano che il primo striptease avvenne per caso. Si racconta che nel 1917, nello spettacolo dei fratelli Minsky – che per un certo periodo furono i re del burlesque – si esibisse la ballerina Mae Dix; una sera, durante un’esibizione, a causa di un piccolo incidente tecnico, la signorina Dix finì col perdere in scena buona parte del suo abito: il pubblico fu entusiasta e l’”incidente” divenne parte integrante dello spettacolo.
Il crescente successo del burlesque portò la stampa, guidata da influenti benpensanti, a scagliarsi violentemente contro questa peccaminosa forma di spettacolo. In un primo tempo questo fu inutile e non fece altro che aumentarne la popolarità e il numero di biglietti venduti.
A gettare benzina sul fuoco ci fu anche l’avvento di un fenomeno che, almeno parzialmente, era alla base del successo commerciale degli spettacoli della Thompson: la scoperta che le donne non erano solo corpi da mostrare, ma erano anche esseri pensanti. Lo dimostrò ampiamente Mae West: scrittrice, autrice di canzoni, produttrice, attrice teatrale e poi cinematografica, l’artista si distinse per uno stile basato sì sulla sua prorompente femminilità, ma soprattutto su testi arguti e sagaci battute a doppio senso (che, nel 1927, a causa del suo show intitolato esplicitamente Sex, la portò a passare qualche giorno in prigione).
In molti seguirono l’esempio delle prime compagnie e il morbo si diffuse rapidamente, originando anche prodotti scadenti. Poi, negli anni ’20, la moda si esaurì. I teatri impiegati per anni nel burlesque, lentamente, chiusero tutti e i relativi proprietari incontrarono seri problemi: difficilmente i loro locali potevano essere riconvertiti in sedi per il vaudeville (sempre varietà, ma più casto) o per forme di teatro tradizionale. A questo punto, visto che non si poteva tornare indietro, l’unica soluzione sembrò quella di percorrere la strada fino in fondo e buttarsi nello striptease.
Al tempo praticare lo striptease era come camminare su un campo minato: spingersi troppo in là poteva avere conseguenze devastanti per l’artista, l’impresario e il proprietario del teatro, che rischiavano di finire in prigione per corruzione della morale pubblica. Si fece quindi di necessità virtù: si cominciarono ad usare i tanga (in inglese G-strings) e i “puntini” (pasties), per coprire il corpo quel tanto da non incorrere in problemi con la legge e, al contempo, quel poco da risultare interessante per gli spettatori, che ormai erano solo uomini. Le artiste più abili, inoltre, cominciarono a puntare anche al cervello del pubblico, condendo le proprie esibizioni con tocchi artistici o battute di spirito. Ma, a dire la verità, si trattava di casi isolati: il burlesque era diventato perlopiù uno show di semplici spogliarelli, inframmezzati da qualche comico da strapazzo.
La legge ebbe ragione di diversi teatri, che dalla metà degli anni ’20 e per tutto il decennio successivo, riuscì a chiudere praticamente tutti i burlesque di New York, anche grazie all’inflessibilità del sindaco LaGuardia. Visto che ormai persino la parola “burlesque” era diventata fuorilegge, i gestori trasformarono i teatri che fino ad allora avevano ospitato questo tipo di spettacolo in semplici cinema. La maggior parte delle artiste finì nei nightclub, mentre le più fortunate ottennero qualche particina a Hollywood. Gli artisti che lavoravano con loro (tra cui, ricordiamolo, c’erano anche Jackie Gleason, W.C. Fields, Red Skelton, e Bob Hope) ripiegarono su radio, tv e cinema. Ma non tutto era perduto.
Le riviste maschili più osé proseguirono a mostrare le eroine del burlesque, anche se solo su carta. La popolarità delle migliori stripteaser non calava, tanto che negli anni ’40 molte di esse riuscirono a crearsi proprie compagnie ambulanti dei cosiddetti “girl show”, mentre alcuni nightclub divennero burlesque club. Visto che la maggior parte dello spettacolo stava, ormai, nella sola esibizione delle artiste, le nuove leve si resero conto che occorreva aumentare l’originalità, l’inventiva, la stravaganza delle performance. Si poteva così assistere all’esibizione di Dixie Evans che, nelle vesti di una Marilyn Monroe ancora più generosa dell’originale, ballava con un pupazzo di Joe DiMaggio!
Le cose stavano cominciano a cambiare rapidamente: negli anni ’60 nacquero i go-go club: locali in cui si esibiva contemporaneamente un intero corpo di artiste, sul modello delle Folies Bergère. Ma la liberazione sessuale era dietro l’angolo e i tempi erano ormai maturi per la pornografia. Nel giro di pochi anni, il pubblico preferì ai casti burlesque le ben più sfacciate novità dei film a luce rossa.
Dal ’65 in poi, il burlesque venne trattato come un reperto del passato. Lo spettacolo filologico di Ann Corio This Was Burlesque (1965 e 1981) e quello di Ann Miller e Mickey Rooney intitolato Sugar Babies (1979), non erano più altro che dei divertiti revival.
Poi, col passare degli anni, accadde qualcosa.
IL NEO-BURLESQUE
Alcune cose accadono per caso, altre per la volontà delle persone. Ma nella maggior parte c’è una presenza di entrambe le componenti. Jennie Lee “The Bazoom Girl”, artista di una certa notorietà nel periodo d’oro del burlesque, iniziò per caso a raccogliere materiale inerente a questa forma di spettacolo. Col passare degli anni la collezione raggiunse dimensioni ragguardevoli, tanto da occupare buona parte del ranch californiano dove la donna trascorse l’ultimo periodo della sua vita. Dopo la sua morte, l’amica Dixie Evans decise di trasformare il ranch in un museo del burlesque: l’Exotic World Home of the Movers & Shakers’ Burlesque Museum and Striptease Hall of Fame. Per pubblicizzarlo, l’ex stripteaser istituì nel 1992 il premio Miss Exotic World. Possiamo dire che da qui partì la grande rinascita del burlesque.
La cocktail generation degli anni ’90 s’innamorò di questa cultura: ne riscoprì i personaggi, elevò Bettie Page a oggetto di culto e diede origine a migliaia di emuli. Il mercato seguì i desideri del pubblico: le musiche che accompagnavano gli striptease vennero ristampate su CD, si recuperarono i filmati di esibizioni girate in studio negli anni ’50, si diffusero i libri con le fotografie dell’epoca d’oro, nacquero nuove pubblicazioni. In più cominciarono a fioccare gli eventi legati al burlesque: dalle serate nei club ai party nelle discoteche, fino a spettacoli, convention, concorsi e quant’altro.
Negli anni si è creata una comunità mondiale di nomi ricorrenti: Dirty Martini, Dita Von Teese, Angie Pontani and the World Famous Pontani Sisters, Jo “Boobs” Weldon, The World Famous *BOB*, la compagnia Velvet Hammer… Questo considerando solo gli USA. Ma Canada e Australia non sono da meno, come anche buona parte dell’Europa. Le iniziative e i festival si moltiplicano: Tease-O-Rama e The NY Burlesque Festival non sono che due nomi tra i tanti. E anche la TV non è rimasta indifferente: This or That! America’s Favorite Burlesque Game Show” è il titolo di un irriverente gioco televisivo in cui due concorrenti vengono sottoposti a imbarazzanti prove che li lasciano sempre più svestiti, con la complicità di alcune star del burlesque (non lontano dal nostrano Colpo Grosso di decenni fa). Intanto, come tutto lascia presupporre e sperare, una nuova generazione di amanti del burlesque sta scaldando i tassel…
Ora, a più di un decennio di distanza dall’inizio della riscoperta, possiamo dire che il neo-burlesque non è una moda. Molte stripteaser si sono affrancate dalle prime esibizioni che copiavano spudoratamente il look e il gusto del passato, aggiungendo tocchi di novità, instaurando dialoghi e giochi di scambi con molte subculture come il punk, il gothic, il rockabilly, elaborando i propri striptease e avvicinandoli, talvolta, alle performance degli artisti d’avanguardia.
Ma non si cerchi per forza il messaggio o il contenuto: nel burlesque contemporaneo la caratteristica ironica si è fatta sì più forte che nel passato, ma non è più rivolta all’ambito sociale, bensì a sé stesso, finendo per essere totalmente autoreferenziale. La maggior parte delle artiste, soprattutto americane, ama proporre delle esibizioni che si rifanno sfacciatamente a quelle tradizionali degli anni ’20, ’30 e ‘40, parodiandole in tutti i modi: si parte dalla musica (a volte con i brani dell’epoca), passando dalle acconciature (parrucche cotonatissime e coloratissime), per arrivare ai vestiti e agli accessori. Si preme il pedale dell’eccesso grafico, ma non sul versante della nudità, bensì su quello dello spettacolo. Le parole d’ordine sembrano essere kitsch e camp: quanto più lontano dalla satira ci possa essere. Da un certo punto di vista, quindi, il burlesque è diventato un mondo chiuso in sé stesso, una riserva di disimpegno quasi totalmente priva di contatti con la realtà.
In certi casi possiamo dire che le caratteristiche delle esibizioni che, alle origini, accompagnavano gli striptease, siano infine state inglobate da questi ultimi: molte artiste contemporanee sono anche un po’ comiche, un po’ illusioniste, un po’ “fachire” (come la poliedrica Molly Crabapple, che si spoglia facendo la mangiafuoco)!
Altra fondamentale differenza dal passato è che il burlesque è diventato un mondo dominato dalle donne, e non solo in senso numerico. Molte artiste di oggi non si esibiscono per professione, bensì per puro divertimento, talvolta anche con finalità benefiche. La figura dell’impresario è praticamente scomparsa, perché le performer si gestiscono da sé. In più, sul palco si sono aggiunti anche degli uomini, che si esibiscono proprio come le colleghe, “puntini” compresi (tra gli artisti più conosciuti c’è l’incontenibile Tigger).
Quindi, nonostante la superficie sembri quasi la medesima, la sostanza del burlesque di oggi è decisamente diversa da quella del passato. È la sostanza di un puro, triviale divertimento.
In questo piccolo elenco, abbiamo selezionato le personalità che hanno fatto in qualche modo la storia di questa forma d’intrattenimento, sia nel passato che al giorno d’oggi.
NB: dato che, in molti casi, i nomi composti vanno letti insieme per dar luogo ad un gioco di parole, abbiamo scelto di stilare l’elenco considerando nome e cognome come tutt’uno.
Ann Corio
(1917, Hartford, Connecticut – 1999, Englewood, New Jersey)
Si fece le ossa molto giovane, al Minsky’s Burlesque di New York, e il suo nome cominciò a girare. Come molte colleghe, temtò la carriera d’attrice, ma con poco successo.
Nel 1962 tornò in qualche modo sui suoi passi, creando il disco Ann Corio Presents: How to Strip for Your Husband – Music to Make Marriage Merrier. Al vinile, con i brani firmati da Sonny Lester, era allegato un libretto della Corio con i consigli per diventare una stripper da casa.
Nel 1965 diresse e intepretò lo show This Was Burlesque, che di seguito divenne un libro e un musical satirico.
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Bettie Page
(1923, Nashville, Tennesse – 2008, Los Angeles, California)
La figura di Bettie Page, tradizionalmente, viene legata all’immaginario burlesque. In realtà non si esibì praticamente mai sulle tavole di un palcoscenico; ma di lei rimangono testimonianze che la maggior parte delle performer non può vantare: le pellicole cinematografiche. Page, con Tempest Storm, Lily St. Cyr e altre artiste, partecipò infatti a titoli come Varietease e Teaserama : di fatto semplici riprese cinematografiche di burlesque riprodotti in studio, con striptease, ma anche numeri comici e musicali.
La favolosa miscela di bellezza, fetish, S/M e ironia hanno fatto di Bettie un’icona pop, l’innesco che ha fatto esplodere il ritorno del burlesque negli anni ‘90.
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Blaze Starr
(1932, Wilsondale, Wayne County, West Virginia – )
Per quanto sia più conosciuta per la sua controversa relazione con l’allora governatore della Louisiana Earl Long (si veda il fim Blaze, con Lolita Davidovich e Paul Newman), Fannie Belle Fleming fu una performer di alto livello. Capelli rossi, un corpo sinuoso, una sensualità innata, grandi doti sceniche: un mix che è a tutt’oggi fonte d’ispirazione per molte starlette. Basti ricordare che, tra i tanti numeri spettacolari che Blaze metteva in scena, ce n’era uno in cui una sedia prendeva fuoco quando lei, nuda, vi si sedeva. Un altro prevedeva una pantera – vera e ammaestrata – che la svestiva a dovere.
La burrosa, formidabile Dirty Martini si è avvicinata al burlesque relativamente tardi. Dopo alcuni spettacoli coreografati e interpretati alcuni anni prima per una compagnia itinerante, inizia le sue performance a New York nel 1997, anno in cui nasce il suo personaggio.
Nel 2004 viene incoronata Miss Exotic World.
Nel 2006 appare rapidamente nel film Shortbus di John Cameron Mitchell, insieme a parecchi colleghi della scena LGBT della Grande Mela: Justin Bond, Murray Hill, The Wau Wau Sisters, Dr. Donut, nonché la burlesquer The World Famous *BOB*.
Dita Von Teese
Dopo una breve carriera da spogliarellista e nell’ambito del soft-core, Heather Renée Sweet si rende conto che quello del burlesque e delle pin-up è il suo mondo ideale. Da quel momento, nel giro di pochi anni, diventa quella che molti considerano la regina del burlesque.
Col passare del tempo, anche per il grande pubblico non è più solo la ex moglie di Marilyn Manson, ma un’artista con un’ottima preparazione e un grande fiuto per gli affari (che non guasta).
In virtù degli studi di danza classica, le sue performance sono spesso incantevoli dal punto di vista coreografico e, talvolta, caratterizzate da una certa grandeur scenica. Questo rende i suoi spettacoli più adatti a teatri come il Crazy Horse (dove, nella stagione 2008/2009, si è a lungo esibita) che ai palchi dei locali.
È autrice del libro Burlesque and the Art of the Teese/Fetish and the Art of the Teese e dell’ancora inedito Stripteese.
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Negli anni d’oro del burlesque fece fortuna per la sua impressionante somiglianza con Marilyn Monroe, tanto da esibirsi con un fantoccio che riproduceva le fattezze di Joe DiMaggio.
Ha contribuito a trasformare il ranch dell’amica Jennie Lee nello Exotic World Home of the Movers & Shakers’ Burlesque Museum and Striptease Hall of Fame: un vero e proprio tempio che raccoglie i cimeli dal passato per conservare memoria di questa particolare forma di spettacolo. Per pubblicizzare il museo, la Evans ha istituito nel 1992 il premio Miss Exotic World, a tutt’oggi il più ambito dalle star del genere.
Quando un’artista burlesque pensa ad un modello di eleganza in questo tipo di spettacolo, pensa soprattutto a Gypsy, al secolo Rose Lousie Hovick. Negli anni ‘40 (e non solo) fu praticamente un’emblema del burlesque, avendo contribuito a creare basi e regole usate ancora oggi dalle performer. Con Mae West, fu una delle poche artiste del genere ad usare anche l’arma della parola, con battute intellettuali, garbate e taglienti al contempo.
Immodesty Blaize
Basta guardare Kelly Fletcher, in arte Immodesty Blaize, per essere riportati alle favolose forme delle attrici (anche italiane) che, negli anni ‘50 e ‘60, popolavano gli schermi cinematografici. Il suo stile burlesque è assimilabile a quello di Dita Von Teese: barocco, eccessivo, ma supportato da grandi capacità tecniche e da una presenza scenica non comune. Dalla sua, la diva (non a caso usiamo questo termine) ha anche una notevole versatilità: ha lavorato con i Goldfrapp, ha scritto il romanzo Tease (e il suo seguito, Strip, ancora inedito) e sembra che abbia recentemente firmato un contratto discografico con la EMI.
Nel 2007 è stata incoronata Miss Exotic World, nell’ambito del Miss Exotic World Pageant and Striptease Reunion.
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Bosom, in inglese, significa seno. Bazoom è una storpiatura che lo fa sembrare un suono onomatopeico. Il fatto che Jennie fosse chiamata The Bazoom Girl ci fa capire parecchio sulle sue qualità fisiche.
L’artista, negli anni ‘50, era una performer di una certa notorietà; ma era anche una collezionista di oggetti di scena, locandine, fotografie e molto altro materiale legato al burlesque. Negli ultimi anni di vita, Lee si ritirò in un ranch sulla Route 66, insieme a tutta la sua collezione. Dopo la sua morte, l’amica Dixie Evans aprì al pubblico il ranch/museo, chiamandolo Exotic World Home of the Movers & Shakers’ Burlesque Museum and Striptease Hall of Fame.
Jo “Boobs” Weldon
Performer, presentatrice, produttrice, fotografa, blogger e insegnante. Tutto con il denominatore comune del burlesque. Una versatilità che si riflette anche nella scelta dei temi delle sue produzioni, Hubba Hubba Hey! A Burlesque Salute to the Ramones alla serie dei Paperback Burlesque, ispirata alle illustrazioni delle riviste per adulti del passato. Nel 2004 è stata parte della giuria di Miss Exotic World.
Lily St. Cyr
(1918, Minneapolis, Minnesota – 1999)
Tra gli anni ‘40 e i ‘50, Willis Marie Van Schaack ebbe una carriera folgorante, legata anche ai suoi celebri amori, tra cui Paul Valentine, Victor Mature e Orson Welles. Uno dei suoi numeri più celebri fu quello della vasca da bagno. Ma il suo vero marchio di fabbrica era il “perizoma volante”, una gag finale che consisteva nel legare il suo g-string ad un filo invisibile, a sua volta collegato ad una canna da pesca; alla fine dello striptease, appena un attimo prima che le luci si spegnessero, un attrezzista tirava la canna da pesca, dando l’impressione che l’ultimo brandello di stoffa che ricopriva la ragazza volasse letteralmente via da solo.
A riprova della sua celebrità, nel ’74 Lily fu ricordata anche tra le canzoni del musical The Rocky Horror Show, dove la protagonista Janet canta «God bless Lily St. Cyr»!
Non egiziana, bensì siriana, la minuscola danzatrice del ventre Farida Mazar Spyropoulos divenne famosa quando, nel 1893, si esibì alla Chicago World’s Fair, in uno spettacolo intitolato The Algerian Dancers of Morocco. Il successo fu tale che molte altre ballerine si appropriarono del nome d’arte di Little Egypt, che finì col diventare sinonimo di danza sensuale ed esotica.
Fondatrice e produttrice della compagnia British Blondes, tra i tanti spettacoli mise in scena a New York Ixion, uno show chiacchieratissimo e di grande successo. La sua tournée per molte importanti città americane fu alla base della diffusione del burlesque negli Stati Uniti.
Michelle Carr
Fondatrice della compagnia Velvet Hammer di Los Angeles, una delle più famose a livello mondiale, che propone uno spettacolo di burlesque estremamente strutturato, completo delle tante forme artistiche che era possibile vedere nel periodo d’oro del genere.
Minsky brothers
I quattro fratelli Minsky furono dei bizzarri impresari di burlesque, a loro modo dei pionieri, attivi soprattutto a New York tra il 1912 e il 1937. Partirono con un teatro situato al 6° piano di un edificio (sic!), convertito senza successo in cinema e, in seguito, in spazio per il burlesque. Quando videro che le cose ancora non funzionavano, decisero di premere il pedale del sesso, pubblicizzando la loro creatura con lo slogan Burlesque as you like it! – Not a family show. La dichiarazione d’intenti era concretizzata anche sul palco, dove i fratelli fecero di tutto per spogliare maggiormente le artiste, eludendo al contempo le sanzioni legali. Dopo i primi successi si spostarono a Broadway, dove la loro fortuna crebbe ulteriormente: riuscirono infatti ad acquistare altri teatri a New York e in altre città. Con la diffusione dei loro e di altri burlesque, crebbe anche il dissenso nei loro confronti, fino a quando, alla fine degli anni ’30, dovettero chiudere. Quando ottennero il permesso di riaprire, seguendo nuove regole ferree che non permettevano lo spogliarello, il periodo d’oro era ormai finito.
Pontani sisters (Angie, Tara e Helen Pontani)
L’anima delle newyorkesi Pontani Sisters è Angie Pontani: una brillante performer, coreografa e disegnatrice di costumi che ispira gli show del terzetto al glamour della Hollywood anni ’40 e ’50.
Nel 2008, Tara si è ritirata dalla scena burlesque, lasciando il suo posto alla brillante Peekaboo Pointe.
Nello stesso anno, Angie è stata incoronata Miss Exotic World.
Sito ufficiale di Angie Pontani >>
Sito ufficiale delle Pontani Sisters >>
Sally Rand
(1904, Hickory County, Missouri – 1979)
Harriet Helen Gould Beck, in arte Sally Rand, contribuì a creare alcune delle più affascinanti routine utilizzate dalle stripper e diventate dei veri classici. Lavorò inizialmente come attrice, poi come ballerina; in questo campo dava il meglio di sé: fu lei, infatti, a rendere popolare la fan dance (la danza con i grandi ventagli) e a inventare la bubble dance (quella con l’enorme bolla). Venne arrestata diverse volte per oscenità, ma sempre per errore: le stuzzicanti esibizioni della Rand erano in realtà castissime, perché vestiva sempre una calzamaglia color carne. È possibile ammirare una sua esibizione con i ventagli nel film Bolero (di Wesley Ruggles, USA, 1934)
Tempest Storm
(1928, Eastman, Georgia – )
Annie Blanche Banks, una splendida ragazza con i capelli rossi e con delle misure incredibili, arrivò in California e conobbe in fretta quel successo che le serviva per riscattarsi da un passato difficile. Lavorò un po’ ovunque, negli USA, riuscendo anche ad essere la star di molti burlesque movie.
Alla fine degli anni ’50, assicurò i suoi magnifici – e naturali! – seni ai Lloyds di Londra per un milione di dollari. Tra i suoi tanti, chiacchierati flirt, anche John T. Kennedy ed Elvis Presley.
Nonostante la veneranda età, si è ritirata dalle scene solo nel 1995.
Tigger
Lentamente, in tutto il mondo si sta facendo largo il fenomeno del boylesque (che non necessariamente ha a che fare con il travestitismo, come molti credono). Caposcuola del genere negli U.S.A. è Tigger (il nome originale di Tigro di Winnie The Pooh), al secolo James Ferguson. Artista poliedrico e attore eclettico, il nostro fa anche parte del cast fisso dello show televisivo This or That!.
Vivienne VaVoom
Michelle Baldwin è la fondatrice, regista, coreografa e performer di una delle prime – in ordine temporale – compagnie di neo-burlesque: Burlesque As It Was. Performer essa stessa, è anche insegnante di striptease. Ha scritto il libro Burlesque and the New Bump-n-Grind.
a quest'elenco io aggiungerei anche kitten deville,che sta diventando una vera e propria icona del genere
"la prima regola del burlesque? mai prendersi sul serio!"
"Io rivendico il glamour, ogni minuto di ogni giorno di ogni settimana della mia vita. Il glamour è la mia droga, io lo annuso, lo respiro. Più di un uomo mi ha chiesto se non avrei preferito nascere in un'altra era, quando i pizzi, le sete, le giarrettiere, le calze con la riga erano normali. Tesoro, è la mia risposta, non c'è niente di normale riguardo al glamour, se non nel fatto che dovrebbe essere ancora oggi il piu normale dei tuoi desideri".Dita Von Teese
GLI ACCESSORI DEL BURLESQUE
un costume burlesque non può dirsi tale senza:
-pasties
due cerchi (nei modelli più semplici) di stoffa applicati sui capezzoli.Erano nati, ovviamente, per rispondere a quelli che erano i requisiti legali minimi dell’abbigliamento degli artisti. In tempi più recenti e disinibiti si tende comunque ad usarli, soprattutto per mantenere integro il fascino dell’accessorio retrò, ma anche per evitare che il burlesque venga confuso con un banale spogliarello.
-G string
In realtà si tratta del tanga che, generalmente, vestono le artiste sotto lo slip, permettendogli di non rimanere mai del tutto nude.
-piume di struzzo
Sono usate per i lunghi boa, per gli enormi ventagli e per decorare anche interi vestiti delle artiste.
-ventagli
enormi ventagli di circa 1,5 metri di larghezza, formati da lunghissime piume di struzzo. Costituiscono la base della fan dance, una delle esibizioni più amate dalle artiste e dal pubblico.
-palloncini
Il numero classico del cosidetto balloon striptease prevede che l’artista ne abbia diverse decine attaccate al corpo e che, facendoli esplodere uno alla volta, resti progressivamente sempre più nuda.
-calze a rete
-reggicalze
-guanti lunghi
-corsetto
-sorriso
oggi, il burlesque è innanzitutto una forma di spettacolo divertente e triviale, che mette in burla – appunto – anche il sesso. Gli ammiccamenti sexy ci sono, ma sono esagerati, talvolta addirittura parodiati; del resto, le artiste che salgono sul palco interpretano sempre un ruolo
(burlesque.it)
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